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Capaci di catturare l’attenzione di migliaia di follower, sono le star del momento e rappresentano vere miniere d’oro, capaci di arrivare direttamente al pubblico dei potenziali clienti. Come sceglierli e perché è importante fare attenzione alle false lusinghe.
C’è stato un tempo in cui era sufficiente che la Loren (ma, la Loren!) dicesse “ Accatatvill’” per convincere orde festanti di consumatori a scegliere il prodotto di quel determinato brand. Oggi la faccenda si è fatta leggermente più complessa. E dico leggermente perché nell’incremento delle miriadi di possibilità che ogni azienda può usare per farsi conoscere e apprezzare, è oggi più semplice personalizzare il tipo di contatto con il proprio cliente anche se fatto su grossa scala. Gli influencer attualmente costituiscono il modo più rapido, e forse più efficace, per raggiungere un target ben definito: il pubblico con tutte le carte in regola per trasformarsi in un potenziale cliente. Perché? Facile, appartiene alla categoria chiunque abbia una certa competenza e autorevolezza in un settore, proprio quello che ci interessa, e abbia deciso di divulgare il proprio sapere attraverso i canali online. Quindi gli influencer sono persone che hanno qualcosa da dire, lo fanno online, ma soprattutto sono ascoltati da altrettante persone. Tante, tante persone. E possono fare da ponte, traghettando nuovi o potenziali clienti verso l’azienda, presentando i contenuti in modo che siano appetibili al proprio pubblico di riferimento. Che si tratti di giornalisti, blogger, autori di libri (figure che spesso coincidono), accademici o in generale esperti nel settore chiave del nostro business, saranno capaci di parlare con cognizione di causa del nostro prodotto/servizio, lo faranno in modo onesto, schietto ma soprattutto vissuto in prima persona. Instagram in testa con la sua crescita inarrestabile ed esponenziale, ma anche Facebook, LinkedIn, Twitter, YouTube e, non a caso in coda, blog, sono le piattaforme di riferimento, ed è molto probabile che continueranno a esserlo a lungo.
Non conviene fidarsi delle scorciatoie che già pullulano sui siti specializzati, per lo più nella vendita di fumo. È cruciale delegare a esperti oppure organizzare la propria azienda, il suo organico, le sue risorse per spendere tempo cercandoli e per seguirli a propria volta. Ma quello che più conta è imparare a leggere i risultati veri che un influencer è in grado di produrre. Vuoi un consiglio spassionato? Dedicati quanto più possibile al lavoro artigianale e fatto a mano. Non ricorrere subito alla chimera dei marketplace, quelle piattaforme online dove avviene la compravendita di servizi tra aziende e influencer. Dedica tempo, risorse ed energie alla ricerca degli account più interessanti, quelli pertinenti al tuo settore di riferimento, spulcia cosa si dice nei gruppi su Facebook, nei forum attivi e ancora altro tempo dedicalo all’osservazione degli account che avrai selezionato. Ma se vuoi un altro consiglio, puoi provare a dare un’occhiata anche a qualche utile strumento online per farti un’idea, a pagamento o gratis. In particolare ci piacciono:
Influence.co – Dà info dettagliate sul profilo, i canali social l’engagement rate. Oltre ai dettagli sugli adv post già pubblicati, i contatti diretti, ecc.
Brandbacker - Oltre alla lista di influencer in un determinato campo, offre anche preziosi tool per organizzare la campagna di marketing, tenere traccia delle comunicazioni, statistiche ghiotte e tanto altro.
Fare poco ma bene, quindi, diventa l’imperativo da seguire se si vogliono intessere relazioni proficue a 360°. Almeno all’inizio. E la buona notizia è che è indispensabile farlo in modo del tutto trasparente, vista anche la nuova disposizione dell’antitrust [https://www.pmi.it/impresa/pubblicita-e-marketing/approfondimenti/163616/regole-per-influencer-e-pubblicita-online.html] che impone l’uso di hashtag specifici per l’identificazione di un post pubblicitario online, come si fa già per la carta stampata, #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #prodottofornitoda, per citarne alcuni. I numeri possono tardare ad arrivare e ci vuol fantasia, o una grande competenza, per comprendere come fare a valutare il reale ritorno. Al pari di qualsiasi campagna di marketing, anche rivolgersi a un influencer dovrà portare benefici nel medio o lungo periodo, nell’immediato le nostre energie dovranno essere rivolte a stabilire una relazione chiara, trasparente ed efficace con il nostro interlocutore. Sarà questo a parlare in nostra vece al pubblico che vogliamo raggiungere. Si tratta di un passaggio molto delicato. Vogliamo che il nostro referente parli di noi dicendo solo quello che pensa, perché risulti credibile e possa essere ascoltato dai suoi follower senza destare scetticismo. Però vorremmo che di noi pensasse solo cose belle. Non è un caso che gli esperti d’oltreoceano, ossessionati dai risultati, le statistiche e i numeri, insistano tanto sull’importanza di intessere relazioni personali e di amicizia con i propri referenti. Conoscerli personalmente o virtualmente è indispensabile per poter instaurare un rapporto di fiducia. All’interno delle linee guida stabilite dall’azienda per la propria comunicazione, ci si dovrà affidare ai contenuti creati dagli influencer, liberamente e in linea con i gusti del proprio pubblico.
Anche gli amici si pagano quando lavorano per noi. E quanto e come è giusto compensare il lavoro svolto dall’influencer? Non ci sono solo le fashion blogger, e non tutte guadagnano cifre astronomiche come le star che emergono dalla massa. In tanti si lasciano incantare dalla chimera del guadagno facile e immediato, chi non lo fa? Però esistono metodi già ben rodati per determinare il giusto compenso. A volte è lo stesso influencer in grado di determinare la tariffa in base al tipo di impegno o alla portata del proprio profilo. Un altro sistema usato di frequente è il più classico cambio merce pubblicitario in cui l’azienda fa omaggio di prodotti e servizi per riceverne in cambio una recensione schietta e sincera.
Alzi la mano chi ha dimenticato il vecchio trucchetto che alcuni siti hanno usato per raccattare like truffaldini alle pagine di Facebook? E quanti di quelli che l’hanno alzata, hanno anche dimenticato la minuziosa revisione che hanno fatto delle pagine seguite dal proprio profilo per essere certi che tra i nostri like non ci fosse anche robaccia innominabile? Confido che le mani alzate siano quelle per scacciare via le mosche. L’universo delle truffe online è in espansione e la possibilità di incappare in un profilo fake o gonfiato ad arte per attirare i più distratti, è più facile di quanto si pensi. Non è necessario esplorare gli abissi del dark web per comprare migliaia di follower o interazioni ai propri post. Esistono software, a pagamento per lo più, che simulano il comportamento di un utente, sono i bot, commentano post, seguono o smettono di seguire account . Ma, ripeti con me: Le regole vanno rispettate. Perché prima o poi ci si accorge dell’inganno e più è grosso chi detta le regole maggiori saranno le grane per chi non le ha seguite. Come è successo al più famoso dei bot, Instagress, che si è ritrovato a chiudere baracca e burattini e ridare i soldi indietro. Eppure, morto un bot ce ne sono altri cento attivi. Riconoscere i bot è, per ora, più facile di quanto si pensi. Basta dare un’occhiata da vicino ai post e diffidare dei commenti standard, nice pic, good shot, o degli utenti con account dai nomi alfanumerici. Oppure prestare attenzione al comportamento dell’account, specie se vive improvvisi picchi di gloria con importanti repost, o una crescita improvvisa del numero di follower. Per citare solo alcuni degli elementi da tenere in considerazione quando si valuta l’attendibilità di un possibile partner nelle proprie campagne di comunicazione. Hai bisogno di una mano per pianificare la tua strategia di marketing online? Ti serve qualche dritta per dare slancio a un nuovo prodotto o un servizio che vuoi testare sul web? Affidati alla nostra esperienza in questo settore, è quello che facciamo da anni.
Photo by Makhmutova Dina on Unsplash.